Il Museo

La storia del museo

Il Museo Carnico delle Arti Popolari ha una storia lunga un secolo che ruota attorno alla figura di Michele Gortani (1883-1966). Seppur impegnato come scienziato, deputato e poi senatore con una energica attività legislativa in favore della montagna, si dedicò intensamente anche alla raccolta e allo studio delle tradizioni materiali e culturali della Carnia secondo un piano organico fondato sulla conoscenza del territorio.
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Era una scommessa per salvare un patrimonio messo a dura prova da due guerre che investirono pesantemente la Carnia; dall’abbandono dei paesi causato da un costante fenomeno migratorio; dai processi di trasformazione che investivano l’economia, il mondo della produzione e i costumi, dalla voglia di nuovo che col boom economico degli anni ’60 tese a disfarsi di ogni “vecchiume”.

Il progetto di Michele Gortani nasceva subito dopo la Grande Guerra in un momento di profonda crisi nella vita della Carnia e fu caratterizzato fin dall’inizio da una forte volontà di riscatto non disgiunta da finalità volte al futuro.

I primi pezzi della collezione, furono infatti mobili di alta qualità e servirono come modello per gli allievi delle scuole professionali della Carnia, rifondate per offrire prospettive a una gioventù decimata e segnata dalla guerra e dalla profuganza. In questa ottica sorsero allora anche scuole di ricamo e tessitura ispirate alla tradizione. Un legame, questo, ancora presente in vari settori artigianali tra cui la lavorazione del legno, la tessitura, la ceramica, l’arte orafa.

Il Museo crebbe e si ampliò in un clima vivace di scambi e confronti culturali cui parteciparono intellettuali, artisti e appassionati: tra numerosi altri, personalità quali Gaetano Perusini, Lea D’Orlandi, Novella Cantarutti, Giovanni Napoleone Pellis, i coniugi Andreina e Luigi Ciceri, Maria Chiussi, che subentrò a Gortani nella direzione del Museo, l’appassionato maestro Domenico Molfetta che tuttora collabora nell’arricchimento delle collezioni.

Negli anni ’60 Michele Gortani definì la configurazione strutturale del Museo: le collezioni, andate sempre crescendo e diversificandosi, trovarono collocazione nell’attuale sede di Palazzo Campeis che offriva spazi adeguati; il Museo fu eretto in Fondazione con apposito Statuto; la gestione fu affidata a un Consiglio di Amministrazione in cui sono rappresentate le istituzioni del territorio che contribuiscono alla vita economica della Fondazione: Regione Friuli Venezia Giulia, Comunità di Montagna, Consorzio Bacino Imbrifero Montano Tagliamento, Comune di Tolmezzo; nel Consiglio era rappresentata anche la Società Filologica Friulana e, originariamente, la Soprintendenza.

Le collezioni continuarono a ampliarsi anche dopo la morte di Michele Gortani, soprattutto dopo il terremoto del 1976, e furono create alcune nuove sezioni con la generosità e l’apporto intellettuale di molti: la galleria dei ritratti, donati da Andreina Ciceri, letti anche in funzione della storia del costume; la sezione dei cràmari (commercianti ambulanti della Carnia presenti in epoca moderna in tutta l’Europa centrale), frutto di studi che videro nella poliedrica figura di Giorgio Ferigo il principale promotore; la sala della musica e quella della ceramica.

Nel 2019 è stato rinnovato lo Statuto con la previsione, tra l’altro, del Comitato Scientifico e della Assemblea, costituita dai legali rappresentanti degli enti sopra indicati.

Sono ora previste azioni volte a rinnovare il volto del Museo, nel rispetto della sua fisionomia profonda, e a comunicarlo con efficacia in risposta ai bisogni di una società radicalmente cambiata nel giro di mezzo secolo.

Appartiene alla Fondazione anche il pregevole edificio di Casa Gortani, già abitazione della famiglia, con le sue collezioni librarie e archivistiche. Vi si conservano la biblioteca e l’archivio di Michele Gortani, un inestimabile patrimonio che ne riflette i molteplici interessi.
A questi fondi originari si sono poi aggiunte varie donazioni di libri e l’acquisizione di alcuni archivi privati, di provenienza carnica, con antichi documenti di notevole interesse storico e archivistico.

Nonostante siano in corso lavori di riordino, gran parte dei materiali sono consultabili su prenotazione.

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