L’estate in malga era una esperienza di libertà per gli animali mentre per il malgaro iniziava una stagione che richiedeva saperi e risorse fisiche e morali
Insieme alla selvicoltura, l’allevamento del bestiame ha sempre costituito una voce vitale per l’ economia della Carnia.
L’alpeggio, praticato d’estate nei pascoli di montagna, è sua fase che prevede, nei mesi estivi, il trasferimento del bestiame (vacche, capre, pecore, qualche capo suino) nei pascoli di montagna, presso una malga.
L’estate in malga (la mont) era un’esperienza sempre nuova e di libertà per gli animali, non senza difficoltà di adattamento e incidenti, mentre la loro assenza dalle stalle del paese permetteva ai proprietari di risparmiare il foraggio per la loro nutrizione e di provvedere alla riserva di fieno per l’inverno.
La presa in consegna delle mucche segnava invece, per il conduttore e i pastori addetti al pascolo e alle operazioni casearie, l’inizio di una stagione di lavoro che richiedeva esperienza, saperi e una buona dose di risorse fisiche e morali.
Data l’importanza di questa antica realtà antica e ancora viva, il museo le dedica uno spazio che se non può ricreare il vissuto di una giornata in casera, lo suggerisce attraverso le testimonianze esposte.
La ricca collezione di campanacci stupisce per la bellezza dei collari di sostegno, incisi con fitte dentellature, motivi floreali e geometrici, cuori, simboli del sole; vi compaiono talvolta le iniziali del pastore.
Lo stesso vale per i singolari esemplari di bastone con le più fantasiose impugnature: una mano, un volto, un frutto, un serpente avvolto sul manico, a scongiurare l’insidia del serpente vero. Sembrano usciti da un moderno studio di design gli sgabelli per la mungitura a tre sostegni per poggiare sempre in modo stabile sul terreno sconnesso.
Ci sono poi le calzature per la vita in malga (dàlminis), apparentemente scomode ma preziose per salvare i piedi dal continuo contatto col terreno bagnato; le stoviglie per la sobria cucina quotidiana; contenitori di legno per le più varie funzioni; il filtro per il latte in cui funge da rete una pianta attorcigliata di Licopodium alpinum con le sue fitte foglioline; le attrezzature per le lavorazioni casearie ancora in uso, seppur modificate in funzione dei progressi che rendono ancora possibile esercitare questa attività.
Chiude la rassegna la croce di legno con i simboli della Passione, issata nei pressi della casera a protezione dell’uomo e del bestiame.
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Su questo tema, e in particolare per le attività casearie, si segnalano la Mostra Permanente Ex latteria di Cleulis, la Mostra Permanente della Civiltà Contadina a Lauco, l’Esposizione Rurale Fornese Casina di Vico www.carniamusei.org
Con breve passeggiata sono inoltre facilmente raggiungibili numerose malghe, alcune ancora monticate e spesso dotate di punto di ristoro e vendita dei prodotti www.turismofvg.it