Ritratti e costumi
I ritratti del museo offrono un eccellente campionario per la storia del costume in Carnia tra Settecento e inizio Ottocento, seppure limitato ai benestanti.
Il costume dell’uomo, spesso tenuto per lavoro e ruolo sociale a allontanarsi dalla comunità e a rapportarsi con il mondo esterno, aderisce alla moda del tempo che in Carnia è influenzata dai canoni in voga nella Serenissima.
Il costume della donna, che rimane invece in paese per la cura della famiglia, della casa e dei beni, tende a essere conservativo e a riproporsi, negli elementi essenziali anche nell’Ottocento, seppur smorzando i colori. Alcuni suoi elementi, come il fazzoletto, il grembiule, la gonna arricciata in vita sono ancora portati fino a metà Novecento, seppur solo dalle donne anziane.
Per esaminare gli elementi essenziali del costume maschile e femminile di pieno Settecento si può osservare, come esempio, la coppia dei coniugi Valentino e Domenica Gierino del paese di Frassenetto in alta Val di Gorto, ritratti nel 1766.
Valentino è un facoltoso commerciante di spezie e medicinali in Germania e qui è in posa nella stue (tinello) accanto a un tavolo con un libro e il biglietto da visita.
Egli è vestito alla moda e indossa una sobria velàda, o marsina, lunga fino al ginocchio.
La marsina, aperta, fa intravedere la sottana, o sottomarsina, o camisiola; è il capo più raffinato del costume maschile e a fine secolo si trasformerà, accorciandosi, nel gilet.
Completano il suo sobrio abbigliamento, ingentilito dalla morbidità dei tessuti, la luminosa camìsa bianca con i polsini decorati da trine e i pantaloni, all’epoca stretti sotto il ginocchio. I capelli sono raccolti dietro la nuca.
La moglie Domenica ha un vestire tradizionale, vivace negli accostamenti di stoffe e colori.
Nel suo abbigliamento spicca la soffice camisiòla rossa, una giacca portata sopra la camisa e sotto il càs.
La bianca camìsa, capo di biancheria intima, è ornata da trine allo scollo e ai polsi; il càs, corpetto senza maniche che attaccato alla gonna costituisce il vestito, vira sul verde.
La vita è cinta da un ampio raffinato grembiule, capo d’obbligo nella festa come nel quotidiano, "qualche cosa di più di una parte integrante del costume”, come scriveva nel 1964 la studiosa Lea D’Orlandi.
Il fazzoletto da testa, quàdri, annodato dietro la nuca con una punta sulla spalla destra e una sulla schiena, e il fazzoletto da collo con le punte infilate nel càs sono accessori sostanziali del costume femminile.
Nell’uso antico al posto del quadri era portato il fazzûl, lunga striscia rettangolare di stoffa bianca riccamente ricamata.
Nelle sale del museo si possono scoprire molti capi d’abbigliamento, accessori, ricami e trine che, grazie ai ritratti, escono dalle bacheche, per ritrovare la loro funzione originaria unitamente al contesto d’uso.