I ferri battuti
La consistente rete idrica della Carnia ha favorito l'insediamento di mulini, fucine, segherie, folloni e altri dispositivi azionati dalle ruote idrauliche.
Gli strumenti più importanti della fucina – maglio, mantice e mola – sono mossi infatti dall’energia idrica.
Le fucine, che lavoravano ferro greggio importato, erano presenti in ogni paese.
Nessun aspetto della vita quotidiana poteva prescindere dalla fucina: oggetti per l’abitazione e la finitura dei serramenti, arnesi per il lavoro nel bosco, per l’attività agricola, per l’allevamento del bestiame, attrezzi da carpentiere, falegname, zoccolaio, scalpellino, muratore; ramponi per calzature.
Accanto alle fucine di paese si segnala la presenza di grandi fucine di fondovalle, che potevano produrre oggetti di dimensioni maggiori, manufatti complessi ed elaborati.
L’ingegnosità del fabbro non è disgiunta da una capacità espressiva che si evidenzia perfino negli oggetti più comuni elaborando un linguaggio di particolare raffinatezza nei secoli XVII e XVIII, come testimoniano le serie esposte in museo: bandelle e picchiotti assumono forme decorative elaborate che si evolvono in volute e riccioli.
Le serrature delle cassapanche sono incise e sbalzate e sulla lamina che nasconde il meccanismo di chiusura che anche se non in vista sono delle vere opere d’arte.
Nelle inferriate si notano forme modulari che talora risentono degli stili degli edifici coevi a cui erano destinate.
Un oggetto particolarmente espressivo dell’arte fabbrile è l’alare, accessorio principe del focolare, che serviva a sostenere la legna da ardere, le pentole e gli utensili per la cottura dei cibi. Negli esemplari presenti in museo si evidenziano curiose varianti decorative che conferiscono a ogni esemplare la sua unicità.