I carnici portavano in tutta Europa quest'arte in cui erano "eccellenti e rari"
FILATURA E TESSITURA
Il settore, centrale nella vita economica della Carnia per secoli, è tuttora rappresentato da alcune realtà produttive di alta qualità.
LE MATERIE PRIME
Erano lana, lino e canapa, prodotte o coltivate spesso in loco.
La lana, dopo la tosatura delle pecore era soggetta a lavatura e cardatura ed era utilizzata in tessitura e per i capi fatti a maglia. Nel lavoro a maglia era d’uso il gugjet, dono del fidanzato, munito sul retro di un gancio per fermare in cintura uno dei ferri da calza.
Lino e canapa richiedevano invece un lungo ciclo di lavorazione dalla loro semina alla coltivazione e raccolta; dopo un periodo di maceratura, per separare la parte legnosa, gli steli venivano lavati, asciugati e gramolati per liberare la fibra utile. I fasci ottenuti, dopo la pettinatura, con pettini di varia dimensione per eliminare ulteriori impurità e raffinare il prodotto a seconda dell’uso, erano pronti per essere filati.
LA FILATURA
Era un compito femminile svolto in casa; spesso era anche momento di socialità.
Gli strumenti base per trasformare in filo i ciuffi di lana, canapa o lino erano la rocca e il fuso (rocje e fûs).
La filatrice, assicurato un ciuffo (pennecchio / pangèl) sulla rocca ne sfilava la fibra collegandola col fuso che, con movimento rotatorio, completava la torcitura avvolgendo al contempo su di sé il filo ottenuto.
Il filo, mediante l’arcolaio (corli), veniva poi svolto in matasse per consentirne la lavatura, la tintura e la predisposizione per la tessitura.
Nel tempo l’introduzione del filatoio (corlète) eliminare uno, agevolò il lavoro delle filatrici affiancandosi all’uso di fuso e rocca che garantivano un prodotto di migliore qualità.
Tra gli attrezzi della filatrice le rocche sono l’oggetto più caratteristico e non a caso la tradizione le vuole come un dono di fidanzamento: sono realizzate con un legno duro e leggero e decorate a intaglio, intarsio, pittura; spesso recano date, scritte, simboli.
La rocca a forcella è funzionale al sostegno delle fibre corte, lana in particolare.
La rocca “a palla”, per le fibre lunghe, termina in punta con pinnacoli, piccoli campanili e altro che ne sottolineano lo slancio. Il rigonfiamento che la contraddistingue spesso contiene semi secchi, palline minuscoli sonagli che col loro suono accompagnavano il lavoro delle filatrici.
LA TESSITURA
Era lavoro maschile; la sua tradizione secolare trovò nella figura di Jacopo Linussio (1691-1747) il momento più alto, ma era intensamente praticata in tutta la Carnia anche in epoca precedente e successiva.
Jacopo Linussio partendo da garzone realizzò un’impresa competitiva sui mercati internazionali che ebbe la sede principale a Tolmezzo nella elegante villa costruita come abitazione e grandioso opificio.
Lo vediamo qui in un noto dipinto fortemente simbolico che lo ritrae sullo sfondo della sua fabbrica in costruzione e con l’immensa schiera di filatrici che lavoravano per lui, raffigurate in atto di filare.
Il foglio, tratto da un libro mastro della Fabbrica, riporta il dettaglio del venduto della Fabbrica nel 1770, i luoghi di smercio, e l’elenco delle maestranze secondo le loro mansioni: esso dà l’idea della consistenza e del giro d’affari della Fabbrica nonché dell’indotto creatosi intorno a questa realtà in Carnia e in Friuli.
C’è poi la moneta che Linussio fece coniare per uso locale, stampi per dipingere i tessuti , messe in carta e campionari, e una pianeta rigata.
L’impresa di Jacopo Linussio si avvalse di tessitori e filatrici che lavoravano per lui ma anche in proprio. Le aree di maggior diffusione furono l’intera Val Tagliamento fino a Sauris e la conca tolmezzina.
La Fabbrica Linussio chiuse a inizio Ottocento ma in alcuni paesi di queste vallate l’attività dei tessitori continuò fino al primo Novecento. Molte testimonianze esposte provengono proprio dai loro laboratori, a partire dal telaio a quattro licci e pedali (cjarculis), proveniente da Lauco, che troneggia al centro della stanza. Nelle bacheche ci sono Quaderni di tacamento e campionari, stampi per dipingere le stoffe, mangani.
Il Museo conserva anche in altre sale i più vari tessuti tra cui coperte variopinte e splendide tovaglie in bianco e blu, dette perusine ma prodotte in Carnia.
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Per altri esempi di tessuti e ricami tradizionali si segnalano i musei etnografici del territorio e in particolare la Collezione Etnografica Cemuot chi erin a Forni Avoltri e la mostra permanente Il Filo dei Ricordi a Forni di Sopra il Centro Etnografico ‘s Haus van der Zahre di Sauris di Sopra www.carniamusei.org