La stanza dei Cramàrs

La storia dei Cramàrs

...parte di questi Popoli di Cargna fanno diversi traffici con Tedeschi e come gente industriosa si partono dal loro paese in gran numero et vanno a procacciarsi il vivere in luoghi lontanissimi, di maniera che ormai se ne trovano per tutta Europa...

Nel 1599 lo storico Jacopo Valvason di Maniago nella sua Descrittione della Cargna descriveva con queste parole il fenomeno migratorio dei cramàrs; esso rappresentò una pagina essenziale nella storia della Carnia registrando il massimo sviluppo tra Seicento e inizio Ottocento.

Il termine cramàrs è un prestito dal tedesco Krämer, ovvero speziale, droghiere; è stato poi utilizzato in forma estensiva anche per il commercio di stoffe.

I cramàrs erano venditori ambulanti di spezie e di medicamenti; per estensione si denominarono così anche i venditori di stoffe e affini; al contempo, si esportavano dalla Carnia anche specializzazioni di mestiere tra cui primeggiò l’attività dei tessitori, noti per la loro perizia, insieme a sarti, cappellai.

Di regola i cramàrs erano originari dei paesi di montagna della Carnia e i loro traffici si snodavano dalla Germania inferiore all’Austria, fino all’Ungheria e alla Transilvania.

Tessitori e sarti emigravano invece verso la pianura, il Veneto, l’Istria.

Si trattò, almeno inizialmente, di un’emigrazione a carattere temporaneo: gli uomini andavano d’autunno e tornavano in primavera avanzata. Anche quando assunse carattere permanente i vincoli con i paesi d’origine rimasero sempre vitali.

Le attività commerciali dei cramàrs, unitamente a quello straordinario fenomeno che fu la fabbrica di tessuti di Jacopo Linussio nel ‘700, costituirono una voce portante dell’economia della Carnia in età moderna con notevoli ricadute sulla storia economica, sociale e culturale della comunità.

Una testimonianza palese è la straordinaria ricchezza architettonica dei piccoli paesi dell’alta Carnia i cui edifici più prestigiosi spesso appartennero a cramàri e i cui campanili hanno le cupole a cipolla tipici dell’Austria e della Bassa Germania.

I cramàrs spesso donarono alle chiese dei paesi d’origine smaglianti oggetti d’arte sacra, famose le argenterie di Augsburg con smalti policromi, dipinti, sculture e altari lignei.

Meno appariscenti, ma durevoli, sono i prestiti culturali penetrati nella lingua, nelle usanze, nella musica, nel mondo della gastronomia come ben mostrano le stesse collezioni del museo.

Parlando di cultura, non si può non ricordare che il tasso di alfabetizzazione in Carnia era molto alto anche per la necessità di saper leggere e scrivere comportata dalle attività commerciali e artigianali di cramàri, sarti e tessitori migranti, consapevoli dell’importanza dell’istruzione per chi era destinato a girare per il mondo.

Ritratto del cramaro Pietro Giarino (Gerino) di Frassenetto, secolo XVIII. In evidenza la scatola per le spezie, citata anche sul biglietto da visita

Bilancina e pesi

Foglietto di propaganda sulle meravigliose virtù del balsamo filosofico

Chiave di volta con simbolo di un cramàr, Sutrio;

Campanile a cipolla, Chiesa parrocchiale di Treppo Carnico (dal sito del Comune)

Scatola per spezie

Calice d’argento sbalzato e dorato con smalti (oreficerie di Augsburg). Dono alla propria chiesa di un cramàr della Valcalda

Vescovo

Ravascletto, Chiesa di Santo Spirito, Johann Luidl, Arcangelo Michele, 1740 ca, h. cm. 130 ca.


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